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Lo spirito. Di misticismi infantili e domande imbarazzanti

“Mamma? Non ho capito una cosa…” (e giá qui ci dovrebbe essere il campanello d’allarme che vi suona dentro)

Come fanno le persone ad andare in cielo?”

IO. NON SONO. PRONTA.
No, non sono pronta a questo tipo di domande sull’esistenza che giungono senza preavviso e fanno vacillare la tua sicurezza di genitore ed educatore. Tu pensi di conoscerli i figli, in tutte le loro sfumature e le loro piccole manie. Cerchi di insegnargli ad indossare i calzini e le mutande da soli la mattina in tempi che non siano ere geologiche, spesso sparandoti in endovena una dose di caffè per affrontare la giornata e subito dopo di camomilla per mantenere il tuo aplomb di adulto saggio ed irremovibile di fronte a qualche mattutino capriccio. Li tampini perché si lavino i denti dopo mangiato e le mani prima di cenare, e pensi di aver fatto abbastanza per quel giorno. Insomma, li consideri cuccioli che hanno ancora bisogno di te perfino per allacciarsi le scarpe senza perdersi nel percorso camera-porta di casa in mille distrazioni. Poi loro ti vengono fuori con queste uscite sui massimi sistemi del mondo.

Comunque.
Arrampicandoti sugli specchi arranchi, cercando un linguaggio a loro comprensibile, alla ricerca di una risposta che:
1. non turbi la loro sensibilità infantile
2. sia il piú  imparziale ed oggettiva possibile, perché non gli vuoi mettere in testa idee troppo di parte
3. sia abbastanza chiara da spiegare il concetto

La terza è la piú difficile di tutte, in questo caso:
“Mamma, ma io non ho capito bene com’è fatto lo spirito (o anima, o come volete chiamarlo; e potete sempre scegliere di non chiamarlo, per semplicitá o per convinzione)”.
“Ma lo spirito non si vede, amore.”
” Mmmhhh…. (non è convinta). Me lo fai vedere sull’iPad?”
Oggi ho digitato su google «anima»«spirito» e tutto ció che poteva esservi collegato. Ho trovato solo immagini raccapriccianti. Quindi no, tesoro mio, non te lo faró vedere sull’iPad, lo spirito, perché ti ho appena detto che è invisibile e tu non puoi chiedermi di farti vedere qualcosa che non si vede.
“Se non si vede non si trova nemmeno sull’iPad, cucciola mia.”
“Allora me lo disegni tu, mamma!”
No, nemmeno questo, mi dispiace. A parte il fatto che non saprei come disegnarla, poi mi sembrerebbe di condizionare la tua immaginazione ancora fresca. La tua immaginazione è tua, non mia. Voglio lasciarti questa splendida e difficile libertá, quella di costruirti la tua immagine secondo ció che tu senti dentro di te.
Cosí ho deciso di raccontartela con le mie parole (che ora devo andare a cercare), in modo che tu possa imparare ad amare anche quelle come la realtá digitale e fortemente visiva nella quale sei immersa dalla nascita.
Vado a cercare una storia.

 
 
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