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La roccia e la patella

Immagine liberamente tratta dal web.
“Posso unirmi a te, cara roccia, aggrapparmi alla tua forza, alla tua stabilita’, e crescere  assieme a te, attaccandomi al nutrimento che saprai darmi e al tuo amore?”, chiese la patella. 
“Vieni, non  mi piace stare sola sul fondo del mare”, rispose la roccia, sicura ed impassibile.
Cosi’, la patella si  attacco’ alla roccia. Crebbe e divenne grande, sempre piu’ grande, grazie al nutrimento che aveva trovato sulla sua superificie. La roccia era contenta della compagnia della patella, ma le mancava qualcosa: il fondo del mare non era in grado di dare abbastanza nutrimento alla roccia. Anzi, le correnti la levigavano troppo, prendendole parte della sua sostanza, rendendola liscia e tranquilla. le maree la sfinivano, rubandole parte della sua energia, perche’ faceva troppa fatica per rimanere ancorata al fondo del mare. E alla roccia sembrava che ogni corrente, ogni ondata sulla sua superficie le prendesse qualcosa di se’.
Invece anche la roccia aveva bisogno di crescere, e non di essere levigata o plasmata dal mare.
C’erano state tempeste, il mare tante volte si era agitato. E mai la roccia si era mossa di li’.
La patella, invece, aveva fatto uno sforzo incredibile per rimanere attaccata alla sua roccia e per resistere alle correnti, perche’ la materia di cui era fatta era molto piu’ morbida di quella della roccia. Il suo guscio la proteggeva dai pericoli del mare, ma il suo interno molliccio aveva fatto tanta tanta fatica per rimanere attaccato alla roccia.

E venne il giorno in cui la roccia decise che il mare poteva portarla via, il giorno in cui si rese conto che quel fondale non le dava abbastanza. Voleva trovare qualcosa di nuovo, uno scenario diverso, quel posto che era nei suoi sogni ma che non aveva mai potuto cercare perche’ era roccia. Cosi’, sfrutto’ una corrente un po’ piu’ forte che la stacco’ dal fondo del mare, e parti’ trascinata dalla corrente. E la patella con lei, sempre attaccata, sempre pronta a darle forza, a farle compagnia, a fare di tutto pur di non  perdere quell’alleanza che in realta’ dava nutrimento ad entrambe. Era la “sua” roccia.
Ma la patella, in cuor suo, sapeva quale era il luogo dove avrebbe voluto crescere assieme alla roccia. Eppure la roccia cercava il “suo” paradiso, la sua casa, il suo fondale. Ma non lo trovava mai. Voleva sempre qualcosa di diverso, cercava incessantemente un posto migliore dove adagiarsi.
Finche’ la patella non comincio’ a domandarsi se quella volonta’ che l’aveva tenuta attaccata alla roccia fosse ancora uno scambio di sostanze nutritive, o piuttosto non fosse ormai solo la paura di staccarsene.
Si sentiva forse limitata dalla volonta’ ferrea della roccia, si chiedeva se quel nutrimento e quell’amore che aveva trovato fossero ancora li’, sulla superficie di contatto tra lei e la roccia; si chiedeva se avrebbe resistito ad una corrente un po’ piu’ forte, o se piuttosto avrebbe ceduto staccandosi da una roccia perduta che non trovava un fondale solido dove fermarsi.
In realta’ la patella e’ ancora li’, e la roccia ha forse trovato il suo fondale.
Ma la patella non sa se resistera’ al lungo viaggio e alle nuove condizioni del fondale dove si fermeranno.
Ha il guscio che la protegge, certo.
Ma e’ anche un po’ stanca. E chissa’ se riuscira’ a rimanere ancora attaccata alla sua roccia….
Ho voluto raccontarmi con una favola stasera: di piu’ non riesco a fare.
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