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Fare il vuoto

stanza vuota

 

Mi accorgo orache l’ultima volta che ho pubblicato qualcosa su questo blog è stato più di un mese fa.

Non è finito anche lui nel pozzo nero del decluttering, vorrei tranquillizzarti.

È semplicemente rimasto in stand-by per un restyling che si sta rivelando più lungo ed impegnativo del previsto.

Aspettavo di pubblicare sul nuovo dominio, ma vedo che ancora non siamo pronti.

Ma quando un post deve venire alla luce non c’è niente che lo trattenga; quindi, ignorando le leggi di papà Google e dei numeri, mi metto nuovamente alla tastiera qua sopra nell’attesa di veder finalmente realizzato ciò a cui sto lavorando.

Intanto ho fatto il vuoto.

Continuo a liberare e sistemare la casa, i ricordi, i documenti, i vestiti, i lavori, mi allontano psicologicamente da persone e situazioni che non mi danno serenità per ritrovare la concentrazione ed ascoltarmi meglio; più che qualcosa di concreto quello di cui parlo è un vuoto mentale.

Il che non significa che sono diventata idiota e che ho declutterato anche il cervello, eh? 😀

Sto solo cercando di ri-centrarmi nel qui e adesso, per eliminare tutto ciò che fa male e non serve, per riuscire a concentrarmi su ciò che sto facendo in maniera assoluta e senza sovrastrutture né distrazioni. Come un bimbo che nasce e guarda il mondo con gli occhi aperti per la prima volta e non ha ricordi, né problemi, né pensieri.

Ho perfino trovato un nuovo hobby (la ceramica), per concedermi di respirare e prendere aria.

Per sentire lo spazio e la fisicità della materia intorno a me e con me, qui, adesso.

Perché noi donne (e madri) siamo perennemente di corsa, perennemente indaffarate, perennemente concentrate su qualcosa di “altro” da noi; e, spesso, non riusciamo [o non ci concediamo] di prendere aria.

In fondo è lo stesso processo che utilizzo quando  progetto un nuovo spazio (che nella maggior parte dei casi, è una ristrutturazione): prima faccio il vuoto, elimino mura e arredi fissi, vecchi impianti a vista, finiture e tutto quello che sta all’interno di quel contorno  che sono le pareti perimetrali.

Poi inizio a tirare una linea, retta o curva non importa: come viene. Di lì poi salta fuori l’idea e, piano piano, il progetto.

Così, per accogliere qualcosa che non so ancora cosa o come sarà, sto facendo il vuoto, nello spazio intorno a me e dentro di me. Sono qui: non ho passato, non ho futuro. E mi sento bene.

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