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Il saluto a Herr W.

È un martedí mattina qualunque nella città di G.
Porto mia figlia a scuola in macchina, quest’oggi. Un cielo plumbeo minaccia pioggia, mentre il vento proveniente dal nord batte impetuoso scuotendo  a gran forza le fronde dei grandi alberi sulla collina nella quale abitiamo.
Lungo la strada, in prossimità della scuola, una folla di persone è allineata su entrambi i marciapiedi. Sembra stiano attenendendo qualcosa. Il bus forse? Eppure la fermata del bus è poco piú avanti, non qui. Che ci siano dei lavori in corso e l’abbiano spostata?
Parcheggiamo.
Scendiamo dalla macchina.
Sento odore di allegria nell’aria di questo mattino mosso dal vento.
Nel cortile della scuola i bambini attendono il suono della campanella.
Oggi peró, insolitamente, ci sono anche le maestre.
Che mi sia persa qualche comunicazione importante?
Sta succedendo qualcosa di cui non sono al corrente.
La maestra di mia figlia ci chiama. Le consegno la Micro British Girl chiedendole chiarimenti.
«Oggi e’ l’ultimo giorno di lavoro di Herr W. Siamo tutti qui per salutarlo.», mi spiega.

Herr W. è il custode della scuola, da sempre che io sappia. È un signore anziano dai capelli bianchi e l’aria pacioccosa, un sorriso gentile che accoglie da una quarantina d’anni chiunque entri ed esca dalle mura di quell’edificio. Sempre all’ingresso, seduto sul termosifone o sul davanzale della finestra. Senza una postazione fissa ma immancabilmente presente.

Generazioni di genitori e figli lo hanno conosciuto, hanno scherzato con lui, sono state sgridate per qualche marachella, lo hanno salutato entrando ed uscendo da scuola.
Le maestre cambiano, lui è sempre lí.
Ecco il perché di quest’aria di festa, oggi: è l’omaggio di due o tre generazioni ad una vita di servizio e ad un uomo sempre allegro e partecipe che conclude il suo ciclo lavorativo.
L’attesa è trepidante: cosa si inventerá oggi quest’ometto simpatico e divertente?
Mi fermo per osservare la scena, per capire questa cittá straniera piccola e sconosciuta che ci ha accolto.
Dal fondo della strada sento accendersi le sirene della polizia.
Non capisco bene cosa sta succedendo. Troppe emozioni viaggiano nell’aria.
Tutti peró ridono divertiti, ben conoscendo l’indole burlona del loro anziano custode.
Arriva seduto in un sidecar rosso e nero, guidato da un accompagnatore e scortato da due macchine della Polizei. Hanno entrambi sulla testa un casco rosso con una croce bianca: la bandiera svizzera! Non poteva certo mancare! 😀
Un applauso fragoroso lo accoglie, un boato di allegria si leva nell’aria.
Il sidecar entra nel cortile della scuola e fa il suo giro trionfale tra i bambini delle varie classi, disposti ordinatamente in circolo.
Saluta tutti contento, dà la mano a chi gliela tende. È il re della giornata.
Ci sono cose che accadono, in una piccola città svizzera, che nelle metropoli moderne sono scomparse; forse anche in tante città italiane di medie dimensioni.
Mi ricordano il sapore buono dell’infanzia.
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